Caserma 2 Novembre - Tauriano - Il Paese, la Storia, le News e la sua gente

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CASERMA "2 Novembre"
Estratto dalla Tesi di Laurea dell'architetto  Simone Pasquin
Prima della caserma
Il primo indizio a ritroso nella storia che sia legato agli edifici e all’area di studio è un riferimento nella mappa topografica, in scala 1:28.800, di Von Zach del 1798-18059 ove viene segnato un edificio di forma quadrata in corrispondenza della zona interessata. Questo è segnalato sotto il nome di  Palazzo Pelligrini (da cui Pellegrini), e dopo una attenta ricerca si è riscontrata presenza di tale nobile famiglia nella zona dello spilimberghese in quell’epoca. Secondo le ricerche del Pognici tale famiglia potrebbe essere giunta a Spilimbergo durante il XIV sec., dopo la ribellione di Trieste e Capodistria ai Veneziani e dove dopo essere passati sotto il Patriarca di Aquileia, Nicolò  di Spilimbergo  fu eletto podestà di Capodistria. La  famiglia ricompare però poche volte tra le documentazioni, nel 1550, quando si constata che uno dei rami friulani si trovava a Spilimbergo e in una lettera della fine del ‘700 rivolta ai “Signori Capi dell’Eccelso Consiglio di Dieci”. Dopo il trattato di Campoformido (1797), su richiesta dello Stato Maggiore Austriaco, vi fu
un’operazione di rilevamento topografico su vasta scala. Sotto la direzione di Anton von Zach tra il 1798 e il 1805 si realizzo la “Carta militare topografica-geometrica del Ducato di Venezia”, composta da 120 fogli in scala 1:28.800 disegnati a penna ed acquerellati.
Solo agli inizi dell’800 compaiono dei veri riferimenti a dei membri di tale famiglia, che risultano però essere gli ultimi ad abitare nello spilimberghese. Uno è Giuseppe Pellegrini (del fu Antonio e della nobile Signora Veritti di S. Daniele) che muore nel1815,  dopo  aver  compiuto  il  palazzo  (successivamente  Nascinbeni) in  BorgoVecchio nel centro storico di Spilimbergo, che passò poi alla famiglia Bearzi e, infine,  fu  abbattuto  e  sostituito  da  un  condominio  negli  anni  ‘50. Nel  1837 scompare  poi  il  fratello,  ultimo  dei  pellegrini,  Giovanni  Battista,  studioso  e appassionato  cultore delle scienze naturali  che lasciò  un ricco  museo di  storia naturale posseduto successivamente dall’erede conte dott. Pietro Monaco.

Dallo studio genealogico della famiglia Pellegrini si è poi passati alle ricerche sulle carte catastali ottocentesche, quali, la mappa del distretto di Spilimbergo del 1811, il catasto Napoleonico e quello Austriaco. Nella prima (1811) e in quella Napoleonica (1831) l’area di progetto si trova nella sua totalità distribuita su tre lotti indicati sottoi  numeri  -1826-,  -1828- e  -1829-
Estratto Catasto Napoleonico 1831, Archivio di Pordenone

Di  questi  tre  solo  sul  primo  vi  èrappresentato un edificio, la cui posizione coincide con l’edificio centrale dell’ex-caserma; nel numero -1828- è presente un piccolo edificio che coincide con una delle case tutt’oggi esistenti e segnato con il numero -1827-. Ricercando tra i Sommarioni del 1811, riscontriamo che la mappa del Von Zach, dice il vero, infatti, il proprietario di questi lotti, non è altri che, il prima citato, Giuseppe Pellegrini, inoltre l’edificio è qui segnato come “Casa e Corte di Villeggiatura”. Infine bisogna tener conto anche del lotto -1829- che qui è segnato come aratorio morato, fatto che riprenderemo inconsiderazione  successivamente.
Estratto Catasto Austriaco 1851, Archivio di Pordenone.
Nel  catasto  austriaco  (1851)  il  nostro  lotto presenta già la forma attuale, con la villa al centro sul fronte strada e le due lunghe ali . La  villa non è più di  semplice forma  rettangolare ma presenta due suppletazioni ai lati. Il numero del lotto della caserma risulta ora unico ed è il -3785-,mentre del -1828- è rimasto solo il terreno ad angolo dell’incrocio tra le due strade, in cui si trova l’edificio segnalato in precedenza col numero -1827-. Cercando tra i registri catastali i numeri dei mappali il più vecchio dei riferimenti è dell’anno 1869, nel quale tutti i lotti sono proprietà di Nascimbeni Francesco (q. Pietro).

Da notarsi che  questo  cognome  ricompare  una  seconda  volta  nella  nostra  ricerca,  infatti, risultano essere i successivi proprietari anche del palazzo costruito da Giuseppe Pellegrini in Borgo Vecchio a Spilimbergo. Essendo morto l’ultimo dei Pellegrini, circa trent’anni prima, ed essendo proprietari anche dei terreni presi in studio, si può ipotizzare che gran parte dei loro possedimenti passò in mano ai Nascinbeni in quegli anni. Nel 1869 i lotti -1826- e -1828- sono rispettivamente indicati come casa e terreno, in seguito ad un accertamento … dell’importo sui fabbricati. È nell’anno 1879 che in seguito ad alcune divisioni dei terreni compare per la prima volta il lotto-3785- segnato sulla mappa catastale, ed è descritto come l’unione di due lotti, il-1826.a- e il -1828.b-, ed è inserito nel catasto urbano. Questo rende difficile capire il momento esatto in cui le due barchesse dell’edificio compaiono per la prima volta, anche se molto probabilmente appaiono in mappa trale due volture appena accennate.

Nello stesso anno vi è poi un passaggio di proprietà piuttosto particolare, viene, infatti, indicato che in seguito ad un’asta giudiziaria del 10 maggio 1878 tali beni (assieme a molti altri) passano da Petracco Marina maritata Nascinbeni al Comune diClauzetto. Tale passaggio è ribadito in una voltura del 22 febbraio 1892, anno incui c’è anche l’ultimo riferimento trovato negli archivi del catasto. Qui riprendiamo il  famoso  lotto  -1829- che  all’inizio  del  secolo  risultava  morato,  quest’attuale passaggio di proprietà fa, infatti, riferimento ad alcuni possedimenti già passati in mano a tale ente. Viene segnata per il 21 agosto dello stesso anno la voltura N.° 95 che attesta la proprietà dei lotti -1826- e -1828.a- a certo Collautti G. Batta (Battista) fu Osvaldo da notarsi però che questi non sono i terreni che formano il lotto-3785-, ma sono i restanti della suddivisione dei lotti napoleonici.

Giunti a questo punto, non ci sono più informazioni riguardo alla nostra area nei catasti storici, cosa che crea una mancanza piuttosto grave nella nostra ricerca, poiché non si sono trovate informazioni riguardo all’atto di passaggio di tali strutture e spazi all’esercito italiano. All’archivio militare di Udine non ci sono riferimenti riguardanti l’acquisizione, e tale mancanza sembra essere legata quasi sicuramente ad attività precedenti la prima guerra mondiale, e quindi troppo indietro nel tempo perché tali documentazioni siano presenti nell’attuale archivio. Questo fa supporre che fu in seguito alla cessione al comune di Clauzetto, diventato bene pubblico, il complesso fu trasformato in caserma militare, quindi agli inizi del ‘900.

Storia della caserma “2 Novembre”.
Della storia della caserma durante i suoi primi decenni di vita non si sa molto, ma il nome attuale, “2 Novembre” le è stato dato in memoria dell’ultima battaglia con cavalleria in Italia, quella dei cavalleggeri di Saluzzo contro gli Austriaci alla fine del’18 proprio su questo territorio. Durante la seconda guerra mondiale la caserma fu adibita  come  sede  per  Enti  Amministrativi  con  impiego  civile  e  militare. Successivamente fino al 1964 è rimasta operativa per il 1° squadrone de “I Lancieridi Novara”, come base d’addestramento dei mezzi corazzati, faceva parte di questa compagnia  anche  la caserma  “Zamparo”  di  Istrago [sede dell Hangar del dirigibile nella prima guerra mondiale],  dove erano  tenuti  i  mezzi corazzati. Il 2° e 3° squadrone dei lancieri erano rispettivamente a Casarsa e a Codroipo
Militari alla caserma 2 Novembre.
Negli  anni ’60, furono eseguiti alcuni  lavori di manutenzione e recupero  delle strutture  della  caserma  e  grazie  ai  disegni  conservati  al  genio  militare  e  alla testimonianza di uno dei militari che ha lavorato al suo interno, possiamo risalire con precisione alle funzioni svolte da ogni struttura.

La villa era la sede degliuffici e degli alloggi degli alti ufficiali, l’intera ala sud era invece per i sottufficiali, mentre le camerate erano tutte nella parte nord. La corte interna era completamente vuota, se non per il pennone per l’alza bandiera,  e nell’intera area retrostante, chiamata ora “la Garitta” c’erano i magazzini, i depositi, la mensa con le cucine e (che successivamente sono state demolite) e una rimessa con officina per i carri che non potevano raggiungere la caserma “Zamparo” di Istrago dove erano solitamente tenuti.  

Nel  1964  “I  Lancieri”  furono  sciolti  nel  5°  Battaglione  carri  del  32°Reggimento carri. Nei successivi quattro anni subentrò nella caserma “2 Novembre”la base logistica del Comando di Milano del 3° Corpo d’Armata. Nel 1968 la caserma venne dismessa e negli  anni a seguire fu  utilizzata saltuariamente per ospitare corpi militari di passaggio. L’intera struttura viene riutilizzata un’ultima volta  nel  1992,  per  dare  ospitalità  ai  profughi  albanesi in fuga dall'Albania, e solo due anni dopo fu definitivamente ceduta dal Genio Militare al Comune di Spilimbergo. Da qui il totale abbandono dell’intera area. Lo stabile, nel suo complesso, abbandonato ormai da dieci anni, nel 2002 era ancora in buone condizioni,  a  seguito  di  un  sopralluogo  dell’ufficio  tecnico  comunale.

L’unico recupero che fu possibile eseguire fu quello del 2004, in cui il comune recuperò l’area  retrostante,  il  progetto  “La  Garitta”,  l’area  fu  poi  affidata  all’omonima associazione di Tauriano.


RILIEVI DELL'ATTUALE "Caserma 2 Novembre"
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WebMaster Raffaele Tomasella
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