Gio Pietro da Spilimbergo(Affreschi Coro) - Tauriano - Il Paese, la Storia, le News e la sua gente

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GIO PIETRO da Spilimbergo (o da San Vito)

DECORAZIONE del Coro della Parrocchiale - Affreschi (1502)
l'artista si firma  "et ego joan/nes  petrus de/ spilimbergo pinxi"

Il ciclo pittorico si organizza all'interno dell'abside su tre livelli:
a  partire dal basso, una prima fascia  (sopravvissuta solo sulla parete  destra) propone, sopra allo zoccolo decorato con motivi vegetali,  l'Attraversamento del Mar Rosso e il Battesimo di Cristo;
una cornice  con leoncini e fogliami separa queste scene dal registro superiore, in  cui vengono raffigurati Episodi della Vita di San Nicola (tra di essi  sono riconoscibili quello in cui San Nicola placa la tempesta,  l'Elemosina di San Nicola e forse la Carestia di Mira), mentre nelle  lunette trovano posto la Resurrezione, la Crocefissione (lacerti), la  Deposizione (sopra la finestra nella parte destra del coro è  rappresentata, in scala più ridotta, anche l'Adorazione dei pastori).

Le figure dei 4 Dottori della Chiesa dividono con gli Evangelisti le cattedre al centro delle vele;
nei pennacchi Profeti e Simboli degli Evangelisti.
Infine  l'Arco trionfale : nell'intradosso busto di Santi Vescovi e nei piedritti  San Rocco e San Leonardo, nei lacerti visibili sulla parete esterna dell'arco stesso si segnalano due frammentarie figure collocate su  pannelli nell'edicola di sinistra e accompagnate da una iscrizione.
Nel  loro complesso gli affreschi rappresentano uno degli episodi più  importanti di Gio. Pietro da Spilimbergo, pittore attivo nel primo  ventennio del XVI secolo e autore , nella Destra Tagliamento, anche del  ciclo di Tramonti di Sotto.

La figura  dell'artista può essere peraltro identificata con quella di Gio.Pietro  di San Vito; sembrerebbe confermarlo, proprio nel ciclo di Tauriano,  l'articolata impaginazione e soprattutto la particolare vivacità narrativa  che, insieme alla tipologia di diversi personaggi, si ritrovano negli  affreschi di Arzenutto.
Degna di nota anche la particolare attenzione  dedicata dall'autore ai dettagli più strettamente decorativi: dalle  cornici, nelle quali i motivi fitiformi stanno per trasformarsi in  grottesche, agli elaborati tappeti delle cattedre, cui potrebbe non  essere estraneo qualche richiamo agli esempi della grande pittura veneta  del '400, da Givelli ad Antonello da Messina e Carpaccio.

Tratto  da "ITINERARIO III" della Provincia di Pordenone nell'ambito de "Il  '400 nel Friuli-venezia Giulia Occidentale - Itinerari"

DA "DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI FRIULANI" articolo di Giuseppe Bergamini

Non si conosce la data di nascita del pittore, presente nel panorama  artistico friulano tra la fine del secolo XV e l’inizio del XVI. Poco si  sa anche della famiglia che si formò, se non che fu padre del prolifico  pittore Marco Tiussi. Fino a qualche anno fa era noto soltanto attraverso alcuni documenti attestanti la sua presenza a Spilimbergo,  dove indorò il battistero e gli angeli del coro nel 1500; a  Pesariis dove stimò nel 1505 gli affreschi eseguiti per quella chiesa da  Gianfrancesco da Tolmezzo e a Sedegliano, dove nel 1517 insieme con Marco Bello stimò un’ Ancona eseguita da Giovanni Martini.
Morì prima del 1522,  anno in cui la moglie Tarsia propose che gli affreschi che il defunto  marito si era obbligato a dipingere nella chiesa di Montegnacco, e che  in parte erano stati eseguiti, fossero portati a termine dal pittore  Giacomo Martini.
Nel 1979-80, durante i lavori di restauro del ciclo di  affreschi della chiesa di S. Nicolò a Tauriano,  è riapparsa, accanto alla data 1502, la sua firma sullo sguancio di una  finestra: ET EGO ION/ NES PETRUS DE/ SPILIMBERGO PINXI.
È stato così  possibile restituirgli quel ciclo di affreschi e quello, similare, del  presbiterio della pieve di S. Pietro a Dignano, che in precedenza la critica assegnava a Pietro (o Giampietro) da San Vito o anche a Pellegrino da San Daniele. Più giovane di Gianfrancesco da Tolmezzo, contemporaneo di Giovanni Antonio Pordenone e  di Pellegrino da San Daniele, dai quali sembra derivare certi schemi  compositivi, G. è artista statico e convenzionale nell'impaginazione e  nella prospettiva: sua caratteristica è quella di adoperare un piano di  fondo rosso scuro che impedisce alle figure di emergere e con il quale  anzi queste spesso finiscono per confondersi.

È però anche dotato di una fresca, ingenua e popolaresca, ma poetica, vena di narratore, che compare nelle articolate Storie di S. Nicolò della  parrocchiale di Tauriano, e di una certa attenzione al ritratto,  visibile in qualche brano degli affreschi del coro della parrocchiale di  Tramonti di Sotto  che pure gli possono essere assegnati. Ultimamente è stata avanzata la  suggestiva ipotesi che egli possa identificarsi con il quasi omonimo  Pietro (o Giampietro) da San Vito, operante nello stesso lasso di tempo,  negli stessi modi e nello stesso territorio: ma, come si evince dai  documenti pubblicati da Joppi-Bampo, il pittore morì intorno al 1522,  mentre Pietro da San Vito era ancora vivo nel 1544. Certo le personalità  dei due artisti hanno molto in comune: gli affreschi della chiesa dei  SS. Filippo e Giacomo ad Arzenutto di San Martino al Tagliamento – che  sono firmati ZUAN PIETRO DE S. VITO, pittore ricordato nel documento di  stima degli stessi come «Johannem pictorem de Sancto Vito habitatorem  Spilimbergi» – presentano incredibili punti di contatto con quelli di  Tauriano (dalla simile firma), tanto da far pensare che siano stati  eseguiti dallo stesso artista. Sarà quindi necessario rivedere le opere  certe di Pietro da San Vito, e soprattutto i documenti che lo riguardano  (e che lo vedono spesso in qualità di intagliatore) per fare giusta  luce sull'intricata vicenda.

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WebMaster Raffaele Tomasella
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