Il buco nero del Canone RAI
L'Agenzia delle Entrate ha infatti risposto nelle scorse ore alla richiesta di ADUC, affermando di non avere competenze a stabilire quali siano gli apparecchi atti o adattabilialla
ricezione del segnale televisivo. Eppure sono proprio
quellecaratteristiche, come noto, a definire i dispositivi che
configurano ildovere di pagamento del Canone.
Nel suo Parere trasmesso ad ADUC, l'Agenzia delle Entrate ricorda come la Corte Costituzionale(sentenza
26 giugno 2002, n. 284) abbia già affermato che la "natura diimposta"
del canone fa sì che si "esclude ogni nesso di necessariacorrispettività
in concreto tra obbligo tributario e fruizioneeffettiva del servizio
pubblico"; nella stessa sentenza la Consultaafferma che non c'è
distinzione "tra chi riceva le trasmissionitelevisive attraverso la
normale televisione e chi eventualmente lericeva con altri mezzi o non
le riceva affatto". Il presuppostodell'imposta, secondo la Corte
Costituzionale, è appunto il possesso degli apparecchi"ed è
questione di mera interpretazione della legge stabilire qualisiano tali
apparecchi". Inoltre, arriva a dire la Corte con quellasentenza, "la
scelta legislativa discrezionale di fondare l'imposizione(genericamente)
sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili allaricezione di
trasmissioni radiotelevisive non appare irragionevole".
Dunque-
spiega l'Agenzia ad ADUC - la Corte già nel 2002 avallavaintegralmente
il contesto in cui il Canone RAI ancora oggi vieneriscosso ma rimandava
alla "interpretazione" della legge ladeterminazione degli apparecchi da
considerare. Una determinazione che,appunto, l'Agenzia delle Entrate si
dichiara non competente adeterminare. Dichiara invece che in una nota
trasmessa al ministerodelle TLC l'anno scorso è stato chiesto di
chiarire questainterpretazione.
Nell'attesa che dal Ministero gli uffici sidegnino di far sapere agli italiani, anche a quelli che oggi la paganosenza doverlo, se e quando e come l'imposta sia dovuta, ADUC fa saperedi voler intraprendere nuove iniziative. Dopo le numerose porte sbarrate in cui è imbattuta in questi anni, l'Associazione sta pianificando un ricorso in sede europea.
"Durante il 2007 - ricorda ADUC - abbiamo presentato ben quattro interrogazioniai due ministeri, interrogazioni che da oltre un anno giaccionoignorate in Parlamento. Nell'ottobre del 2007 abbiamo quindi chiestoformalmente alla Rai di elencare per quali apparecchi fosse dovuto ilcanone, tramite una messa in mora. La Rai, con lettera ordinaria, ci harisposto di non poter rispondere e che avrebbe girato il quesitoall'Agenzia delle Entrate. Dopo alcuni mesi, vista l'assenza diqualsiasi risposta, abbiamo inoltrato un interpello all'Agenzia delleEntrate, che oggi ci risponde dicendoci di rivolgerci al ministerodelle Comunicazioni, il quale si è già rifiutato di rispondere".
ADUC sta valutando dunque un corso alla Corte di Strasburgo "vistal'impossibilità di ottenere una risposta certa e le conseguenzeamministrative e giudiziarie che questo comporta per moltissimicittadini". "Nel contempo - continua l'Associazione - stiamo valutandose procedere giudizialmente per danni nei confronti degliamministratori e ministeri responsabili".
Nell'attesa che dal Ministero gli uffici sidegnino di far sapere agli italiani, anche a quelli che oggi la paganosenza doverlo, se e quando e come l'imposta sia dovuta, ADUC fa saperedi voler intraprendere nuove iniziative. Dopo le numerose porte sbarrate in cui è imbattuta in questi anni, l'Associazione sta pianificando un ricorso in sede europea.
"Durante il 2007 - ricorda ADUC - abbiamo presentato ben quattro interrogazioniai due ministeri, interrogazioni che da oltre un anno giaccionoignorate in Parlamento. Nell'ottobre del 2007 abbiamo quindi chiestoformalmente alla Rai di elencare per quali apparecchi fosse dovuto ilcanone, tramite una messa in mora. La Rai, con lettera ordinaria, ci harisposto di non poter rispondere e che avrebbe girato il quesitoall'Agenzia delle Entrate. Dopo alcuni mesi, vista l'assenza diqualsiasi risposta, abbiamo inoltrato un interpello all'Agenzia delleEntrate, che oggi ci risponde dicendoci di rivolgerci al ministerodelle Comunicazioni, il quale si è già rifiutato di rispondere".
ADUC sta valutando dunque un corso alla Corte di Strasburgo "vistal'impossibilità di ottenere una risposta certa e le conseguenzeamministrative e giudiziarie che questo comporta per moltissimicittadini". "Nel contempo - continua l'Associazione - stiamo valutandose procedere giudizialmente per danni nei confronti degliamministratori e ministeri responsabili".