La sofferenza, materia prima di redenzione
Pubblicato in Parrocchia S. Nicolò Vescovo · Martedì 03 Mar 2015
Da Pagina 35 de "il Popolo" settimanale diocesano della Diocesi Concordia-Pordenone edizione del 1 Marzo 2015
Gentile direttore,
non cesserò mai di ringraziare il Vescovo emerito, mons. Ovidio Poletto, che nove anni fa circa mi offrì il servizio di cappellano di Ospedale in quel di Spilimbergo. Dio non ha voluto la sofferenza; essa non è opera Sua, ma dell’uomo. Lui ora deve accettare la compagna che in tutta libertà si è scelto con il peccato. In questi anni ho visto aleggiare per i corridoi e nelle camerette il volto di Cristo sofferente perché completiamo in noi ciò che manca ai Suoi patimenti.
Mi permetto di riportare due esempi che aiutino a riflettere sul significato del peccato, della sofferenza e della morte, tre realtà che Cristo ha trovato venendo in mezzo a noi.
Una domenica pomeriggio sento piangere sotto le lenzuola. Con il rispetto dovuto chiedo: "Signora, si sente poco bene?". "No don Giancarlo, nessuno viene a trovarmi...".
Secondo esempio: Lourdes 1988. Facciamo amicizia con un bambino spagnolo di 11 anni che doveva indossare una specie di calzamaglia per tutto il corpo, perché altrimenti le radiazioni solari lo facevano diventare come un lebbroso. Mi viene ancora gioia e tristezza insieme quando mi disse: "Non sono qui per chiedere il miracolo, ma perché la Madonna mi aiuti a sopportare...".
Questa è la fede!
Lasciando ora il servizio di cappellano per assistere mia madre, sono a ricordare alle infermiere in particolare che (forse inconsciamente) contribuiscono a vincere il potere del peccato, vale a dire la sofferenza e la morte, e molto spesso - come è capitato a me - a ridonare sorrisi velati di tristezza...
Don Giancarlo Peggio
Parroco diTauriano