La comunità burkinabè si incontra e chiede più dialogo

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La comunità burkinabè si incontra e chiede più dialogo

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Pubblicato in Società Operaia Tauriano Onlus · Mercoledì 16 Feb 2011
Un’assunzione di responsabilità da parte dell’intera comunità burkinabè con la promessa e la necessità di una maggiore comunicazione con le istituzioni. E proprio alla comunicazione, non soltanto verso l’esterno, ma anche tra genitori e figli, ha fatto appello Yabre Boukare, presidente dell’Associazione dei residenti della comunità Zabre in Italia, nell’incontro avvenuto a Tauriano. La riunione, ospitata nei locali della Società operaia, ha visto la partecipazione di un centinaio di persone, tra adulti e ragazzi, tutti residenti nello Spilimberghese, e ha fornito l’occasione per discutere, in alcuni frangenti anche animatamente, degli ultimi episodi che hanno avuto per protagonisti alcuni giovani burkinabè.

Episodi che hanno sollevato un autentico polverone, suscitando in qualche caso prese di posizione nei confronti dell’intera comunità africana, chiamata in causa per le proprie diverse abitudini. Su tutti un movimentato episodio che ha visto coinvolti due fratelli, originari del Burkina Faso, l’uno accusato di aver sottratto un telefono cellulare a un proprio compagno di classe, l’altro reo di una reazione piuttosto aggressiva nei confronti di un insegnante.

«Siamo venuti qui – ha sottolineato Yabre Boukare – alla ricerca di condizioni di vita migliori, ma ora ci stiamo rendendo conto che i nostri figli hanno sin troppa libertà e purtroppo accade che qualcuno si perda. Per i nostri ragazzi possiamo finalmente immaginare un futuro da medico o da ingegnere, ma perché ci si possa riuscire sono necessari la collaborazione e l’impegno di tutti. Ogni bambino deve essere, nel male o nel bene, il figlio di tutti, è necessario che ci sia una presa di coscienza e di responsabilità dell’intera comunità. Se lasciamo uscire i nostri figli a qualsiasi ora, senza controllarli, è normale che prendano brutte strade».

Da più parti è stata inoltre sottolineata l’importanza di avere una propria rappresentanza su cui contare per costruire un dialogo effettivo con le istituzioni. «Rappresentanti che – come sottolineato da Boukare Banse – possano parlare con il sindaco, con le forze dell’ordine, con la scuola, i servizi sociali». Commovente poi la testimonianza di un giovane padre, cui nei mesi scorsi è stata tolta una figlia adolescente, data in affidamento. «Quello che più dispiace – ha detto l’uomo – è che gli organi competenti, dai servizi sociali ai carabinieri, che dovrebbero darci una mano nell’educare i nostri ragazzi e ragazze, a volte non ascoltano noi genitori credendo invece a quello che raccontano i figli, tanto che anche un rimprovero di troppo può essere frainteso. I genitori vanno coinvolti nella soluzione dei problemi».



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